Nella tua voce – opera permanente per la Torre di Neive
Audio dell’incontro tra Iler Melioli e Riccardo Caldura in chiusura della mostra RES EXTENSA, Vicenza 2017
La galleria Yvonneartecontemporanea apre a Vicenza nel 2007. Attraverso mostre ed eventi in spazi pubblici e privati, sia in Italia che all’estero, pone attenzione sul linguaggio dell’artista, sulla sua capacità di raccontare il nostro presente in una totalità che comprende la materia prescelta, l’oggetto artistico e la sua apertura poetica. Dal 2014 lascia la sede di Vicenza per diventare una galleria “nomade”, interessante prospettiva che raccoglie una necessità dei nostri tempi. Inizia così un intenso lavoro di scambio e dialogo con la Cina, la curatela di importanti mostre in Basilica Palladiana, il progetto Project Room.
In teoria chiamarsi gallerista presuppone avere una galleria, in pratica potrei anche cambiare nome visto che posso benissimo fare a meno del luogo fisso chiamato galleria. Gallerista, curatore, critico sono ruoli che si mescolano, gli elementi fissi sono sempre meno e il legame rigido con uno spazio ormai è sostituito con il ruotare di spazi pubblici e privati. Da una parte, sono ormai pochissime le persone abituate a frequentare le gallerie, a visitarle periodicamente. Dall’altra, è sempre più importante che il gallerista si muova e crei relazioni, veda Musei e spazi, si lasci contaminare. Questo vale anche per gli artisti, che devono immaginare le loro opere in luoghi con caratteristiche differenti e da questa varietà possono essere a loro volta stimolati.
La comunicazione con qualsiasi media ha il compito di trasferire uno ed un solo messaggio che il ricevente ha solo il compito di cogliere per comportarsi di conseguenza. L’arte accoglie il punto di vista di chi la guarda, che crea un dialogo con l’opera e contribuisce a costruire il suo senso. Tutto cambierà a seconda dell’educazione, della storia e dello sguardo di chi osserva l’opera. Al di là delle letture dei critici, ognuno deve essere libero di dare la propria interpretazione. Chiaramente, per poterlo fare occorre avere tempo e la pazienza di arrivare preparati davanti all’opera, avendo letto magari qualcosa sull’autore o sul contesto.
L’arte ha bisogno di essere mostrata, diventa arte nello sguardo del pubblico. All’arte serve di più il silenzio perché parla con il silenzio che è dentro di noi. Lo spettacolo serve a portare persone e sguardi, è funzionale alla comunicazione ma non incide sulla lettura della poetica.
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Audio dell’incontro tra Iler Melioli e Riccardo Caldura in chiusura della mostra RES EXTENSA, Vicenza 2017
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